CAMPOBRUN

ALPE DI CAMPOBRUN

Il nome appare per la prima volta nel 1203, trascritto come Campo Pruno, quindi nel 1525 come Campo Bruno, identificativo di colore. Altre fonti rimandano al nome tedesco Brunnen, sorgente, fontana, quindi luogo caratterizzato dalla presenza d’acqua, oggi peraltro assai rara e a valenza stagionale. La superficie si estende per 429 ettari, di cui 129 a bosco, nel Trentino meridionale, nel Comune di Ala, al confine con la Provincia di Verona. È in continuità con il Parco naturale della Lessinia e la Foresta Demaniale Regionale di Giazza. L’omonimo abitato costituisce un isola linguistica cimbra.

Istituita nel 1971 la Riserva è frutto di un lungo ed attento lavoro di ripristino e restauro forestale iniziato dopo la storica alluvione del 1882. Proprio per prevenire eventuali ed ulteriori danni alle valli prealpine e alla città di Verona in particolare, tra il 1894 e il 1897 i1 Comitato Forestale della Provincia di Verona acquistò ampie aree da sottoporre ad un’incisiva e ragionata opera di rimboschimento. Furono costruite briglie e argini per la regimazione delle acque, nel 1901 fu realizzato il vivaio “Turcato” che fornì tutte le piantine necessarie ai grandi rimboschimenti della Valle del Revolto per oltre 50 anni.

Fu curata la viabilità con la creazione di sentieri, mulattiere ed in seguito, durante la guerra, con la costruzione della strada che ancora oggi collega l’abitato di Giazza al Rifugio Scalorbi, nel cuore della Riserva.
Parte della Foresta di Giazza (429 ettari), proprietà dello Stato Italiano, rimaneva sotto la sovranità austriaca essendo compresa nel Comune di Ala che nel 1897 la vendette al Comitato Forestale di Verona. I lavori di sistemazione continuarono e si protrassero su tutto il territorio fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. In seguito, nel 1951, anno della creazione della Regione a statuto speciale Trentino Alto Adige, le foreste demaniali e quindi anche la porzione di foresta di 429 ettari nel Comune di Ala, vennero trasferite dal Demanio Forestale dello Stato al Demanio Regionale e da qui al Demanio Provinciale di Trento. L’area è divenuta, dal 1971, Riserva Naturale di Campobrun e inclusa tra le Riserve naturali provinciali, ai sensi della Legge Provinciale nr. 11 del 23/5/07.

Caratterizzato da ripide valli scoscese interrotte da balze frastagliate e cornicioni calcarei che in alto lasciano il posto a vaste distese a prato pascolo. La presenza di numerosi rifugi fa da base per la percorrenza a piedi dei versanti e per l’accesso alle cime principali. La foresta ha colonizzato le quote inferiori con il faggio, l’abete bianco, l’abete rosso ed il larice, fennandosi attorno a quota 1600 metri.
Pascoli e prati alti costituiscono circa i due terzi del territorio protetto ed ospitano alcuni manufatti tra cui la Malga Campobrun, tuttora monticata e frequentata durante il periodo estivo. La vegetazione è costituita inoltre da ampie distese di mughi, ginepri e rododendri, in un ambiente ideale per la riproduzione e la crescita di tetraonidi e uccelli di passo. La flora, tipicamente alpina, con presenza di rarità floristiche particolarmente interessanti quali il Raponzolo di roccia e la Pianella della Madonna, offre durante l’estate un foraggio ricco e particolare agli animali al pascolo garantendo un’ottima qualità dei prodotti caseari.

La fauna è particolarmente varia sia per la diversità delle specie sia per le presenze. Da alcuni decenni la caccia in Riserva è rigorosamente chiusa e questo ha favorito la fauna stanziale tra cui il camoscio, l’aquila reale, il gallo forcello, il francolino e la coturnice. Lungo i sentieri che attraversano le distese prative si possono ammirare decine di marmotte e i loro scavi si spingono fino in prossimità dell’entrata della Malga Campobrun.
Gli edifici presenti nella Riserva sono destinati ai servizi più tradizionali della montagna: il pascolo e l’accoglienza. Essi sono:
la Malga Campobrun, recentemente ristrutturata, ospita giovani armenti e un ristretto numero di mucche da latte durante tutto il periodo estivo.
Il Rifugio Scalorbi con annessa chiesetta alpina, costruito dall’ANA di Verona.
Il Rifugio Turcato , presso l’ex vivaio forestale, è un piccolo fabbricato usato un tempo come base per gli operai ed oggi come ricovero d’emergenza.

L’alpe di Campobrun, data la sua importante posizione, ha sempre favorito il passaggio, fin in epoche remote, di popolazioni che si spostavano nell’alta Valle dell’Agno.

In epoca più recente, fine ‘800, l’Alpe di Campobrun era punto di confine con l’impero Austroungarico; dopo il 24 maggio 1915, con l’entrata in guerra dell’Italia, questo sito diverrà molto importante per l’approvvigionamento di materiale bellico delle truppe schierate sullo Zugna.

In questa zona, le teleferiche che partivano dalla valle di Rivolto e arrivavano fino a Campobrun erano sicuramente due; ancora oggi sono ben visibili i basamenti.

Questa zona oltre a fungere da retrovia per tutto il conflitto, diverrà molto importante dopo il 15 maggio 1916, quando sul saliente Trentino, gli Austriaci scatenarono una violenta offensiva contro la dorsale Zugna, Cima Mezzana.

In questo periodo l’alpe di Campobrun viene descritta come un’immensa distesa di tende, anche le due piccole malghe risalenti all’800, saranno trasformate a piacimento dei soldati; la prima malga, quella più grande, era adibita a cabina telefonica, un piccolo ripostiglio, un posto medicazione e alla cucina con relativa mensa per ufficiali. L’altra , più piccola era adibita a ripostiglio. Finita la grande offensiva austriaca, precisamente a Passo Buole, che diverrà famoso per l’estremo sacrificio dei soldati italiani, il Generale Cadorna ordinò ai soldati della prima armata, schierati appunto in questo settore, di costruire un vero e proprio Trincerane, che partiva dal Coni Zugna, fino a cima Campo davanti. Il comando italiano era convinto che fortificandosi su tutta la dorsale, il nemico non sarebbe riuscito a sfondarla in caso di nuovo attacco. Questo enorme lavoro, che durò per parecchi mesi, era una vera e propria cinta muraria, che costituiva un imponente caposaldo: era fornito anche di piazzole per cannoni di piccolo calibro. Anche l’alpe di Campobrun sarà interessata da questo tipo di opera, soprattutto nella parte inferiore. I rifornimenti di acqua saranno garantiti dalla grande pozza al centro della conca. I battaglioni che furono mandati in licenza a Campobrun furono molti: da alcune fonti, il Battaglione Vicenza, il Verona, il Battaglione Maccarello (visibile ancora oggi lo stemma sulla malga più grande) e tanti altri.

Al termine della Grande Guerra (4 novembre 1918) l’alpe verrà messa a disposizione per il pascolo estivo come negli anni precedenti la guerra. A distanza di molti anni, si possono ancora vedere i resti di queste piccole malghe e anche i resti delle trincee e caverne ricavate per la maggior parte nella roccia (visitabili nei pressi del rifugio).

Durante la seconda Guerra Mondiale, per un’altra volta, l’enorme conca prativa sarà punto di riferimento per i partigiani della divisione “Ateo Garemi”. In questa conca i lanci aerei eseguiti da parte degli alleati (di armi e munizioni), dal 1944 al 1945 saranno moltissimi

Negli anni ’50 si procedette alla costruzione della malga a Campobrun, e nella parte alta della conca
del Rifugio Scalorbi.

per maggiori informazioni www.rifugioscalorbi.it