VALLARSA

La Vallarsa è una valle selvaggia scavata dal torrente Leno, che si insinua con un profondo solco fra il Gruppo della Carega e quello del Pasubio.

Il toponimo sembra derivare da “Valle” e “arsa“, nel senso di “arida” o “bruciata”, per via che molti campi erano tenuti per “fare il fieno” quindi d’estate prendevano un colore giallo sabbia.

Vi sorgono diversi piccoli centri, anche piuttosto distanti tra loro, i centri abitati si trovano a varie altitudini, tra i 300 m e i quasi 1000 metri di Piano presso il Pian delle Fugazze, lungo due impervie rive della valle stessa.

Durante la prima guerra mondiale, la popolazione fu evacuata in territori lontani. Gli abitanti stanziati verso il fondovalle vennero fatti sfollare dagli italiani nel sud e verso la Liguria, mentre quelli che risiedevano all’inizio della valle furono trasferiti nei centri di raccolta austriaci, come quello di Mitterndorf.

Nel territorio furono quindi edificati alcuni forti austro-ungarici per la difesa del territorio: Forte Vignola, Forte Coni Zugna, Forte Matassone, Forte Pozzacchio (o Forte Valmorbia).

Successivamente, soprattutto in seguito allo sviluppo industriale di Rovereto, il comune subì una massiccia emigrazione, con il conseguente abbandono delle campagne, fino ad allora fonte primaria di sussistenza. Solo in anni recenti si è assistito ad un’inversione di questa tendenza, con l’insediamento anche di famiglie giovani.

Foto Marco Angheben – Vallarsa Trento

Eugenio Montale, combatté nel corso della Grande Guerra in Vallarsa. Nella sua raccolta “Ossi di seppia” è raccolta anche la poesia “Valmorbia” dedicata alla frazione nei pressi del quale egli visse in trincea. Nella frazione è oggi presente un affresco su una facciata delle ex scuole elementari che rappresenta la poesia.

Valmorbia, discorrevano il tuo fondo
fioriti nuvoli di piante agli asòli
Nasceva in noi, volti dal cieco caso,
oblio del mondo. Tacevano gli spari, nel grembo solitario
non dava suono che il Leno roco.
Sbocciava un razzo su lo stelo, fioco
lacrimava nell’aria Le notti chiare erano tutte un’alba
e portavano volpi alla mia grotta.
Valmorbia, un nome, e ora scialba
memoria, terra dove non annotta.

Valmorbia
di Eugenio Montale da “Ossi di seppia”