RECOARO TERME
« Recoaro, come paesaggio, è una delle più belle esperienze; e questa sua bellezza io l’inseguita prodigandovi con zelo e fatica. La bellezza della natura, come ogni altra bellezza, è gelosa, e vuole che si servi lei sola »
Friedrich Nietzsche, dalla lettera a Peter Gast del 17 giugno 1881
Recoaro Terme è situato nell’alta Valle dell’Agno, sul fondo di una conca nota anche come Conca di Smeraldo a 445 metri sul livello del mare, ai piedi delle Piccole Dolomiti.
Recoaro è celebre per le proprie acque minerali: l’oligominerale Lora è commercializzata, mentre le altre acque minerali sono utilizzate nelle terme delle Fonti Centrali dalla loro scoperta nel 1689.
La potremmo considerare la “Cortina d’Ampezzo” delle Piccole Dolomiti e come tale lo fu almeno in un passato non molto lontano, le proprietà delle proprie acque minerali hanno creato attorno alle Fonti Centrali una forma di Turismo molto attiva.
I primi nuclei abitativi stabili risalgono all’età medioevale, quando le popolazioni di origine cimbra discese da nord colonizzarono il territorio fondandovi i primi agglomerati che ancor oggi rivelano, nel nome dei luoghi e in alcune tramandate consuetudini, le antiche origini germaniche.
Le acque di Recoaro Terme, che sin dal 1404 faceva parte della Serenissima Repubblica di Venezia, hanno una fama di antica data: il Conte Lelio Piovene ne divulgò le virtù già nel 1689 e da lui prese il nome la Sorgente Lelia; il Graziani le illustrò nel 1701 e nel 1752 la Serenissima le dichiarò “bene pubblico”.
L’Ing. Anton Mario Lorgna ebbe l’incarico di provvedere ai lavori di captazione delle acque e alla costruzione, nel 1779, del primo stabilimento termale: da quel momento Recoaro Terme fu presentata come unico centro termale per cure idropiniche della Serenissima. Nel secolo successivo tutto questo diede vita a numerosi impianti termali e a una notevole espansione alberghiera che interessò soprattutto la zona centrale del paese. Tra i primi e più importanti alberghi vi furono il Giorgetti alle Fonti e il Trettenero in centro; ad essi si affiancarono ben presto il Fortuna, il Varese, l’Europa e molti altri. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento si affermò il gusto ‘liberty’ in molte delle espressioni artistiche che si possono ancora leggere su alcune facciate degli alberghi del centro, nei fregi e nelle volute di molte decorazioni floreali e nei dettagli di molti elementi minori.
Fu negli anni attorno alla fine del XIX secolo che le stagioni termali recoaresi, con una disponibilità di circa tremila posti letto, raggiunsero il massimo numero di ospiti: quasi novemila .
Recoaro Terme poté vantarne di illustri: da Nietzsche a Verdi, da Mascagni alla Regina Margherita. Furono poi gli anni della Grande Guerra, con l’insediamento di consistenti truppe italiane nell’area, a portare a Recoaro Terme una stasi nel turismo, con la conseguente crisi dell’economia termale, gradatamente in ripresa dopo il 1920 ma in concorrenza con altre stazioni termali italiane ed europee, sorte sull’onda della moda del salutismo e della cura delle acque. Nel 1873 Antonio Caregaro Negrin aveva unificato le varie sorgenti al centro dell’abitato in un unico ‘parco termale’ dalla imponente architettura eclettica, solo parzialmente recuperato dopo i bombardamenti dell’ultima guerra.
Durante l’ultimo conflitto, Recoaro Terme fu infatti sede del Comando generale tedesco sud-ovest dal 1944 alla Liberazione e subì il 20 aprile del 1945 un bombardamento che fu il preludio alla successiva resa delle armate tedesche in Italia. Il ricordo del precedente complesso termale sopravvive nelle attuali Fonti Centrali, che raggruppano l’insieme delle sorgenti Amara, Lelia, Lorgna, Lora e Nuova, attualmente il complesso idroterapico principale di Recoaro Terme. Ad esse si aggiungono, a poca distanza, le Fonti Staccate: Aureliana, Capitello, Pace, Franco e Giuliana.
Oggi la principale attrattiva turistica è data dalla possibilità di praticare tutti gli sport alpini, comprese escursioni di varia difficoltà nel massiccio delle Piccole Dolomiti, che si affaccia alla testata della valle, sul Pasubio e sul Gruppo del Carega. Punto di partenza privilegiato è l’ampio pianoro in quota di Recoaro Mille (m 1007 slm) collegato con una cabinovia a Recoaro Terme e, con un altro impianto, al Monte Falcone con i suoi campi di sci.
RECOARO E LE MOLE
Una delle attività del Recoarese fu la produzione di macine per mulini. Nel 1813 G.Maccà scrive “In Recoaro trovasi una montagna volgarmente chiamata montagna delle Mole situata appresso la montagna detta Campogrosso pure di questa villa nella quale v’è una cava assai estesa di mole da molino”
Si suppone che la montagna sia Cima Postal, ove si ritrovano ancora semilavorate e abbandonate, alcuni esemplari di macine, testimonianza di una economia piano piano andata in abbandono, probabilmente per causa di nuovi metodi.
Le Mole, tuttora sono presenti lungo le pendici che portano a Campogrosso, vicino al rovinoso Rotolon sonoe sparse sul terreno,
La zona è tuttora visitabile attraverso il sentiero 143 Sentiero delle Mole.
Dove sono presenti alcuni pannelli illustrativi a cura della Comunità Agno-Chiampo.
Poco distante è inoltre presente un’altra Montagna, in cal di Revolto, conosciuta come Sasso delle Molesse.
RECOARO MILLE
Situata all’altezza di circa 1000 m ai piedi delle Piccole Dolomiti, offre la possibilità della pratica dello sci alpino con uno skilift e due seggiovie nella conca di Pizzegoro, mentre è possibile praticare lo sci di fondo sugli anelli dell’altopiano delle Montagnole.
Le piste da fondo si sviluppano per oltre 20 chilometri con itinerari adatti sia ai principianti, sia ai fondisti più esperti.
La stazione sciistica è raggiungibile in auto percorrendo la strada provinciale 100 di Recoaro Mille dalla frazione San Quirico di Valdagno oppure tramite una cabinovia dal centro di Recoaro. Un’altra strada collega il centro di Recoaro alla località Gabiola, dove è possibile innestarsi all’anello del fondo.
recoaroterme.com
comune di recoaro
GNOCCHI CON LA FIORETTA
Che cosa c’è di più umile che la fioretta unita ad un po’ di farina, cotta a mo’ di gnocco, ovviamente condita con quello che c’è in malga un po’ di burro e una grattata di ricotta affumicata.
Ecco un piatto povero ma assolutamente da non perdere se passate da queste parti.