Segnavia Cai: 186
Dislivello: 390 m
Ore: 1.00
Lunghezza: 2200 m
Difficoltà: Escursionistico
Competenza: Cai Verona Cesare Battisti
Itinerario: Dogana Vecchia (Boschetto) – Revolto – Croce don Mercante – Passo Pertica.
Descrizione
Itinerario molto frequentato collega i rifugi della Val di Revolto.
L’itinerario inizia dalla Vecchia Dogana, usata come centro educativo ambientale, 1135m nei pressi del Rifugio Boschetto, e segue il sentiero attraverso il bosco di Revolto, risalendo il ripido pendio solcato dai tornanti della strada demaniale fino a giungere al Rifugio Revolto ore 0.30, 1336m.
Si abbandona la strada che fino qui ci ha accompagnati nella salita e si prosegue su un sentiero a gradoni, affiancando la piccola cappella del Revolto, dedicata alle vittime della montagna.
In costante salita attraverso il bosco si incontra nuovamente la strada forestale 1433m ore 0,45.
Un pulpito naturale si affaccia sul Lago secco e offre una visione sull’incisione di Passo Pertica, sulla Costa Media del Carega e sulla piana di Campobrun.
Seguendo il sentiero che prosegue poi lungo la strada militare si raggiunge il visibile Passo Pertica e il suo Rifugio, raggiungibile seguendo. in altri 15′ circa.
Lungo il percorso una croce di legno ricorda il sacrificio di don Domenico Mercante, parroco di Giazza, e del soldato Leonhard Dalla Sega. Al Passo un piccolo altare è dedicato alle vittime delle Resistenza.
Variante del percorso
Invece di seguire il segnavia 186 è possibile seguire la Mulattiera Militare che collega i Rifugi della Valle di Revolto.
Rifugi di appoggio
Boschetto
Revolto
Passo Pertica
INFO METEO E SICUREZZA IN MONTAGNA
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Il 27 aprile 1945, l'allora parroco di Giazza don Domenico Mercante, trovò la morte proprio vicino al cimitero del paese che aveva il compito di custodire. La Seconda Guerra Mondiale era ormai finita. I soldati tedeschi si stavano ritirando e un gruppo di questi soldati, una compagnia di circa 100 uomini era in marcia verso Giazza, diretta ancora più a Nord, verso il Trentino. Nelle aree verdi attorno al paese, però, era attiva anche una truppa partigiana, di cui i tedeschi non era a conoscenza. Il rischio era che Giazza diventasse teatro di guerriglia, con possibili vittime civili. Per questo don Mercante decise di incontrare il rappresentante dei partigiani e il capo della compagnia tedesca. L'offerta era che i tedeschi sarebbero passati indenni per Giazza, a patto di non infastidire la popolazione civile. I soldati tedeschi, usarono il curato come scudo per non farsi attaccare dai partigiani i quali però vicino al cimitero chiesero ai tedeschi di deporre le armi. La risposta fu una raffica di mitra, a cui i partigiani risposero dai loro nascondigli. L'unica vittima fu il comandante partigiano, ma a quel punto i tedeschi pensarono che anche il prete fosse dalla parte dei partigiani e così decisero di giustiziarlo. Durante l'esecuzione, un soldato sudtirolese della compagnia tedesca, Leonhard Dallasega, rifiuta di eseguire gli ordini. Per lui, don Domenico Mercante non ha colpe, è un innocente, e ucciderlo sarebbe un omicidio. Una scelta che gli costò la vita. Furono fucilati entrambi.“